Diocleziano aveva scelto di rafforzare le difese, di costruire nuovi forti, anche se dotandoli di una quantità di truppe di difesa inferiore rispetto al periodo precedente. La cavalleria legionaria, abolita nell’epoca di Gaio Mario, fu reintrodotta in modo definitivo da Augusto. The Later Roman Empire, 284–602: A Social, Economic and Administrative Survey, The Cambridge Companion to the Roman Republic, La crisi dell'impero romano, da Marco Aurelio ad Anastasio, Classes. La Notitia Dignitatum fornisce, infine, un quadro più o meno completo, anche se in gran parte anteriore alle grandi invasioni ed ai regni romano-barbarici, della struttura delle province e delle unità militari. Ogni nave era assimilata ad una centuria e comandata di norma da un centurione chiamato triarca. [166] Sopravvivono in quest'epoca infine, per i quadri dell'esercito, i tribuni, agli ordini di un prefetto e divisi in due grandi categorie: comandanti di unità e comandanti superiori. A partire dalle guerre pirriche furono mossi i primi importanti assedi ad opera dei Romani, tra cui l'assedio di Lilibeo,che comportò per la prima volta l'attuazione di tecniche d'assedio complesse. L'esercito manipolare si basava in parte sul sistema di classi sociali e in parte sull'età e sull'esperienza militare;[16] rappresentava quindi un compromesso teorico tra il precedente modello basato interamente sulle classi e gli eserciti degli anni che ne erano indipendenti. Questa forma di governo a quattro, se da un lato non fu così felice nella trasmissione dei poteri (vedi successiva guerra civile), ebbe tuttavia il grande merito di fronteggiare con tempestività i pericoli esterni al mondo romano.[136]. IV a. C. le esigenze militari si fecero più incessanti, le legioni furono portate a quattro e diventarono unità tattiche: in occasione della II guerra punica diventarono una ventina. [187] La soluzione di Vegezio era tornare all'antico modo di combattere, alla "maniera romana", abbandonando il modo di combattere "alla barbara" introdotto dal sempre più crescente arruolamento di Barbari; in Occidente, tuttavia, per diverse ragioni, non si riuscì a invertire questa tendenza, portando alla sua rovina. Con Gallieno, inoltre, si completava la fine delle responsabilità militari dell'ordine senatorio a tutto vantaggio dell'ordine equestre, procedimento iniziato sotto Settimio Severo e che portò all'abolizione della figura del legatus Augusti pro praetore di rango pretorio. Le tende erano fatte di pelli cucite di vitello, di capra o di cuoio. Non era ancora presente nei loro cuori quel desiderio di. [202] Il labaro, assieme al draco, una manica a vento purpurea retta da un'asta sfarzosa, precedeva le truppe in marcia alla testa dell'esercito.[203]. riconoscendo loro il diritto di sposarsi durante il servizio militare, aumentando il reclutamento di provinciali, tanto che, una volta entrato a, operando, infine, una serie di altre concessioni, tese a migliorare la condizione dei soldati, tra le quali l'istituzione dell', il prolungarsi di numerose guerre lungo i, continuavano a costituire il nerbo dell'esercito romano, costituite da, le vinee (larga circa 2 metri, alta 2 e lunga 4,70 metri), tettoie di legno leggero che potevano essere realizzate in gran numero a formare un lungo corridoio che consentiva l'avvicinamento alle mura degli. Si trattava però di una forza alquanto ridotta, composta di soli 120 cavalieri (comandati da centurioni, non da decurioni;[56] dotati di uno scudo più piccolo e rotondo, detto parma o clipeus), come ci racconta Giuseppe Flavio, al tempo della prima guerra giudaica. La fanteria leggera di cittadini dalle classi meno abbienti, come i velites, fu sostituita dalle auxilia, cioè delle truppe ausiliarie che potevano consistere anche di mercenari stranieri.[31]. Elmo di Montefortino—>Dotato di un ciuffo di crini di cavallo. Esercito romano. [62] Primo esempio di costruzioni che ospitassero una coorte di queste dimensioni lo si trova nella fortezza legionaria di Inchtuthill in Scozia. [163] Soprattutto in Oriente, se si registra la presenza di ben 19 unità di catafratti secondo la Notitia Dignitatum, una delle quali era una schola, reggimento di guardie a cavallo imperiale. I genieri in forza alle legioni erano in grado di costruire e schierare potenti armi collettive, in funzione sia offensiva che difensiva, come catapulte, onagri (10 per legione, ovvero 1 per coorte[80]), scorpioni e carrobaliste (55 per legione[80]), con una funzione tattica analoga a quella della attuale artiglieria campale; inoltre vi erano altre macchine usate esclusivamente per l'assedio, come baliste, arieti, torri d'assedio, vinee[81]. La storia delle campagne dell'esercito romano in età alto-imperiale rappresenta una cronologia di tutte le campagne militari del principato da Augusto agli imperatori Caro, Carino e Numeriano (dal 31 a.C. al 284) che ottennero la porpora imperiale al termine del periodo denominato anarchia militare, prima dell'avvento di Diocleziano e della Tetrarchia Solo per avere un’idea alla morte di Cesare c’erano 37 Legioni, mentre all’inizio del primo Impero di Augusto le legioni … La Notitia dignitatum elenca in quest'epoca ben 88 vessillazioni. Le prime unità di catafratti erano state, infatti, create da Adriano. In epoca regia era formata da cittadini compresi tra i 17 e i 46 anni, in grado di potersi permettere il costo dell'armamento.[7]. In sintesi si può così riassumere la nuova organizzazione delle unità militari, classificandola in tre differenti tipologie, ognuna delle quali era a sua volta divisibile in sotto-unità, come segue:[153], In aggiunta, va precisato che si rese necessario un crescente reclutamento obbligatorio dei barbari (chiamati laeti), già inquadrati nei numeri sin dall'epoca di Marco Aurelio, stanziati all'interno dell'Impero con l'obbiettivo di ripopolare alcuni territori abbandonati o falcidiati dalle pestilenze. [166], Ai gradi immediatamente inferiori i duces, distribuiti uno per ogni provincia (a cui erano affidate truppe di limitanei, comprendenti anche le legiones limitanae),[167] e sottoposti all'autorità del comes territoriale. Tutte queste unità, tranne due, appartenneo al Comitatus, con una minoranza tra i Comitatensi palatini, mentre ci fu solo un'unità militare di arcieri catafratti. Contemporaneamente questi distaccamenti, chiamati in epoca alto imperiale vexillationes, divennero essi stessi delle unità indipendenti legionarie. Settimio Severo avviò importanti riforme militari che toccarono numerosi aspetti dell'esercito romano e che costituirono le basi del successivo sistema fondato sugli imperatori militari del III secolo. Le principali basi di stanziamento divennero Miseno, presso Pozzuoli, nel Mar Tirreno e Classe, presso Ravenna, nel Mar Adriatico, col compito di controllare l'una il Mediterraneo occidentale, l'altra quello orientale. Insieme alle baliste c'erano anche gli "scorpioni", simili alle precedenti ma molto più piccoli e maneggevoli. L'esercito, quindi, svolse un grande ruolo nella romanizzazione dei barbari (costituendo praticamente l'unico modo per conquistare un ruolo sociale di rilievo), garantendo un'integrazione talmente forte da consentire di intraprendere la stessa carriera dei colleghi romani. Sallustio narra che Caio Mario, lo zio di Cesare, usò per la prima volta l'aquila come insegna nella guerra contro i Cimbri, confermato da Plinio, per cui Mario, al tempo del suo secondo consolato nel 103 a.c., adottò l'aquila come insegna delle legioni, assegnandone una a ciascuna legione. Gli ufficiali superiori a capo della legione erano i tribuni militari, passati da tre a sei, con compiti sia tattici, sia di comando collegiale a turno. Soluzioni per la definizione *Reparti delle antiche legioni romane* per le parole crociate e altri giochi enigmistici come CodyCross. Il loro numero aumentò fino a 175 nel sec. La caduta nelle mani del nemico delle insegne era un'onta gravissima, tanto che Augusto si prodigò per ottenere la restituzione delle insegne di Crasso, riuscendo a farsele riconsegnare dal re parto Fraate IV nel 20 a.C. Ogni centuria, comprese quelle ausiliarie che avevano uno specifico signifer auxilia, possedeva un'insegna (signum) che consisteva in un certo numero di dischi metallici (phalerae), di solito in numero di sei (corrispondenti alle centurie nella coorte), fissati ad un'asta di legno, terminante in una punta o una forma di mano (il cui significato è incerto) al di sotto della quale poteva essere montato una targa con su indicato il numero della coorte o della centuria stessa. Vegezio, autore di un manuale di strategia militare redatto tra la fine del IV secolo e la prima metà del V secolo, si lamentò per l'imbarbarimento progressivo dell'esercito romano, il quale, cominciando a combattere alla maniera barbarica, perse il suo tradizionale vantaggio nella superiore disciplina e strategia militare; lo stesso Vegezio si lamentò per il fatto che l'imperatore Graziano avesse permesso ai suoi fanti, probabilmente di origini barbariche, di non indossare più elmo e armature, esponendoli maggiormente alle armi nemiche e portando come nefasta conseguenza a diverse sconfitte contro gli arcieri goti. L'artiglieria romana comprendeva baliste (ogni legione ne aveva 55, servite ciascuna da 11 uomini), ossia grandi balestre montate su ruote, che grazie alla torsione delle loro corde riuscivano a scaraventare anche a molti metri di distanza enormi dardi, che potevano essere anche incendiati. Nei secoli successivi subirono continui perfezionamenti, in potenza e tipologia di munizioni, divenendo i terribili "tormenta ", le artiglierie meccaniche dell'esercito romano, che restarono in servizio per ben otto secoli. Il numero di queste unità fu soggetto a contrazioni ed espansioni nel tempo, seguendo le fortune della marina alla quale era in forza. Esistevano gli equites sagittarii, arcieri a cavallo di derivazione orientale, partica o barbarica, la cavalleria leggera d'avanguardia (mauri, dalmatae, cetrati), e la cavalleria pesante dei catafractarii attrezzati di lance e muniti di pesanti armature squamate e o di lorica manica, di derivazione sarmatica, partica o palmirena. Fonti storiografiche riportano un primo conteggio di quattro legioni durante la guerra latina (340-338 a.C.),[49] a cui andava sommato un numero pari di truppe alleate di fanteria e un numero triplo di cavalleria,[50] il quale arriva al suo apice durante la seconda guerra punica dove l'esercito romano arrivò a contare ben 23 legioni[51] tra cittadini romani e Socii (nel 212-211 a.C.); si trattava di una forza pari a circa 115 000 fanti e 13 000 cavalieri in base alle fonti[36][52]), le quali non tengono conto delle truppe dislocate in Spagna agli ordini dei fratelli Gneo e Publio Scipione.[51]. Le vexillationes equitum andarono incontro a un progressivo consolidamento nell'organico e nel numero di distaccamenti, tanto da far pensare all'assegnazione di una nuova funzione strategica alle unità di cavalleria. Pugio—>Pugnale usato come arma di ultima difesa. I sistemi difensivi più rapidi e più facilmente realizzabili erano costituiti dai cavalli di frisia, ovvero da pila muralia (pali acuminati con un'incavatura al centro per consentire l'incastro assieme ad altri pila) legati insieme e posti in cima agli aggeri che sorgevano accanto all'intervallum che separava la zona adibita ad ospitare le tende (papiliones), da quella della cinta difensiva, solitamente costituita da un fossato a ridosso di un terrapieno, per i campi temporanei, o da un vallum di legno o pietra (intervallato da quattro porte mediane) munito di torri per quelli permanenti. [133] Il ricorso alle vessillazioni si era fatto sempre più frequente. La loro posizione andò conferendo a queste forze di frontiera, dette di limitanei o ripenses (se poste a guardia dei confini fluviali), un ruolo di salvaguardia o di controllo del limes, rispetto alle truppe "mobili", quelle dei comitatensi (comitatensi e limitanei potevano essere reclutati entrambi tra cittadini e peregrini). Il resto del corpo di truppa, degli ufficiali e sotto-ufficiali rimase pressoché invariato: Ad Alessandro Severo risalirebbe un'importante modifica tattica, come il ritorno allo schieramento falangitico di più legioni contemporaneamente, fino a costituire una massa d'urto di 6 legioni complessive (per un totale di 30 000 armati), fianco a fianco, senza alcun intervallo tra loro. Egli, infatti, trasformò la "riserva strategica mobile" introdotta da Gallieno (di sola cavalleria) in un vero e proprio "esercito mobile" detto comitatus,[139] nettamente distinto da un "esercito di confine". Il servizio militare iniziava all’età di 17-20 anni e aveva la durata di 20 anni. [179] Da un'attenta analisi della Notitia Dignitatum, si può ricavare che quasi la metà dell'esercito campale romano-occidentale andò distrutto nel corso delle invasioni del 405-420, e che le perdite furono solo in parte colmate con l'arruolamento di nuovi soldati, mentre molte delle ricostituite unità erano semplicemente unità di limitanei promossi a comitatenses, con conseguente declino delle potenzialità militari con riferimento sia alla consistenza meramente quantitativa delle truppe che sotto il profilo della qualità. L'esercito manipolare deve il suo nome alle modalità tattiche con cui la sua fanteria pesante era dispiegata in battaglia. Un numero comunque esiguo se si pensa che dovevano presidiare circa 9 000 chilometri di confine, controllare e difendere i 70 milioni di abitanti dell'Impero e che per raggiungere il confine dall'Italia occorrevano mediamente 2 mesi di marcia.[132]. ), fino alla costruzione di opere civili in tempo di pace (come le mura a protezione di importanti colonie). Il cursus honorum prevedeva che nessuno potesse intraprendere la carriera politica senza aver prestato almeno 10 anni di servizio militare. Allo stesso modo si comprende come essa non fosse adatta alle schermaglie, alle scaramucce di confine e al presidio delle zone frontaliere, a motivo della sua struttura lenta e poco manovrabile. [134] Il nuovo imperatore dispose, prima di tutto, una divisione del sommo potere imperiale, dapprima attraverso una diarchia (due Augusti, a partire dal 285/286) e poi tramite una tetrarchia (nel 293, tramite l'aggiunta di due Cesari),[135] compiendo così una prima vera "rivoluzione" sull'intera struttura organizzativa dell'esercito romano dai tempi di Augusto. La consistenza delle Legioni con il tempo arrivò poi a 6.000 uo. [188], Da alcune fonti letterarie del tempo si può evincere che il termine "ausiliario" divenne a poco a poco sinonimo di "soldato", così come lo fu nei secoli precedenti il termine "legionario", il che sta ad indicare una fase di progressiva smobilitazione delle antiche unità legionarie in favore di quelle ausiliarie. I successivi quattro ordini invece dovevano essere armati di lancea (sempre giavellotti), con cui bersagliare il nemico. Lo sfondamento ripetuto di tutte le frontiere romane, eredità della crisi del III secolo, costrinse Diocleziano a creare un modello di difesa che moltiplicasse il normale ed unico comando imperiale in uno formato ora da quattro imperatori: la tetrarchia. La grande strategia dell'impero romano: dal I al III secolo d.C. L’insegna della legione divenne l’aquila. La riforma della prima coorte avvenne in un periodo imprecisato,[60] sicuramente tra l'epoca di Augusto[61] e quella dei Flavi. Tra il 107 a.C. e il 104 a.C. il console romano Gaio Mario portò avanti un programma di riforme dell'esercito romano, al fine di dare la possibilità a tutti i cittadini di arruolarsi, indipendentemente dal benessere e dalla classe sociale[27].Questa sua iniziativa formalizzava e concludeva un processo, sviluppatosi per secoli, di graduale rimozione dei requisiti patrimoniali per l'accesso al servizio militare, permettendo così alla Repubblica di avere un esercito più numeroso della media dell'epoca.[28]. [141], Vegezio inoltre prescriveva che tra un soldato e l'altro nella fila successiva ci fossero sei piedi (1,77 m) di distanza (un soldato occupava 3 piedi di spazio, corrispondenti a 88 cm). Il comando di ogni flotta era affidato a prefetti di rango equestre, talvolta a liberti. Linothorax --->Armatura greca di tessuto. un tribuno al comando della cavalleria, il. La sconfitta di Crasso a Carre rimane l'emblema delle debolezze di un esercito privo di forze mobili, esposto ai colpi di una cavalleria sfuggente e dedita alla tattica d'incalzo. Gladio (arma)--> Spada corta, a punta e a doppio taglio. Diocleziano riorganizzò l'esercito, trasformando la "riserva mobile" introdotta da Gallieno (formata di sola cavalleria) in un vero e proprio "esercito mobile" detto comitatus, distinto dalle forze poste ai confini, probabilmente costituito da due vexillationes (Promoti e Comites) e da tre legiones (Herculiani, Ioviani e Lanciarii).[137]. formati ora da 800/1 200[156] armati, prelevati dalla "legione madre" (di 5 500 armati), che andava così in modo definitivo a ridurre i propri effettivi. Pettorina—>Copriva soltanto il petto ed era in bronzo. [104], Galba portò a termine l'arruolamento delle legioni I Adiutrix (i cui effettivi erano costituiti da uomini che avevano prestato servizio nelle flotte italiche di Miseno e Ravenna)[101] e VII Gemina. Alla sua morte erano dislocate sul territorio 37 legioni, usate sfruttando appieno il potenziale in mobilità,[53] di cui ben 6 in Macedonia, 3 in Africa Proconsolare e 10 nelle province orientali.[54]. Sotto Costantino si ebbe, ancora una volta, la necessità di creare nuove legioni da porre lungo i confini imperiali, portando inevitabilmente ad un incremento del fabbisogno finanziario statale per mantenere le armate che ormai sembra raggiungessero i 600 000 uomini. Le centurie, di 60 uomini nelle prime due linee e di 30 nella terza, furono raggruppate a due per due in manipoli comandati da centurioni. Nel tardo impero l'esercito, per difendere i confini imperiali dalla crescente pressione barbarica, non potendo contare su reclute insignite di cittadinanza, a causa sia del calo demografico all'interno dei confini dell'Impero, sia della resistenza alle coscrizioni[183][184], ricorse sempre di più a contingenti di gentiles (fino a una vera deriva "mercenaristica"), utilizzati dapprima come mercenari a fianco delle unità regolari tardo imperiali (legiones, vexillationes e auxilia), ed in seguito, in forme sempre più ingenti e diffuse, come alleati che conservavano le loro tradizioni e le loro usanze belliche. Premesso ciò, al tempo di Alessandro Severo, aumentò il ricorso sempre più frequente ad unità ausiliarie di arcieri montati (tra osroeni, palmireni ed emesiani), integrati nei numeri di cavalieri dalmati e mauri, operativi già nel II secolo; oltre a cavalieri in particolar modo quelli corazzati (i cosiddetti catafrattari, clibanarii), reclutati sia in Oriente, sia tra i Sarmati, ma anche di quelli "leggeri" provenienti dalla Mauretania.[120]. Le fortezze ausiliarie (castella) erano basi di attività di pattugliamento e monitoraggio dei confini, fondamentali anche per tenere impegnato il nemico in caso di invasione. Ogni legione fu divisa in 10 coorti di 600 uomini, che sostituirono sul piano tattico i manipoli. La politica di integrazione perseguita tra il III e il IV secolo rese inutile a partire dal regno di Costantino I un documento che concedesse formalmente la cittadinanza ai veterani barbari poiché questi si erano già integrati e romanizzati.[157]. [56], La fanteria legionaria era divisa in 10 coorti (di cui nove di 480 armati ciascuna), che al loro interno contavano 3 manipoli oppure 6 centurie. Con la battaglia del Lago Regillo Roma inflisse una dura sconfitta alle forze congiunte della Lega latina e la guerra si concluse con un trattato di alleanza, il foedus Cassianum, che di fatto sancì la posizione egemone di Roma. Al prefetto del Miseno era assegnata una superiorità gerarchica rispetto a quello ravennate. Ma col tempo in relazione a una divisione della classis in più classi, la legione si articolò con lo schema con cui ci si presenta in epoca storica e cioè in tre linee successive, gli hastati nella prima (i più giovani, sostenevano il primo urto con il nemico), i principes nella seconda (cioè gli uomini più grandi d’età che dovevano muoversi di rincalzo agli hastati) e i triarii nella terza (gli anziani, che ricoprivano il ruolo di riserve). L'artiglieria era naturalmente usata anche nelle battaglie campali. [70], La cavalleria legionaria, abolita nell'epoca di Gaio Mario, fu reintrodotta da Augusto. Si trattava però di una forza alquanto ridotta, i cui cavalieri erano dotati di uno scudo più piccolo e rotondo (detto parma o clipeus), come ci racconta Giuseppe Flavio, al tempo della prima guerra giudaica. Quando sul finire del sec. [84] Lo stesso Plinio in Bitinia ricevette la richiesta di selezionare dei tecnici della più vicina legione per l'edificazione di un canale. [200][201] L'aquila in età imperiale era tenuta in consegna dalla prima centuria della prima coorte. L'accusa di Zosimo rivolta a Costantino,[174] e replicata dall'anonimo autore del De rebus bellicis attorno al 370, di aver minato la difesa delle frontiere allo scopo di istituire forze dinamiche di intervento, tradendo il progetto dioclezianeo del presidio dei confini, ha per lungo tempo contribuito a interpretare in senso oppositivo le strategie militari di Diocleziano e di Costantino. L'aquilifer, di solito un signifero anziano, secondo nella gerarchia rispetto al centurione, era una figura di primaria importanza della legione, avendo la responsabilità di condurre in battaglia il simbolo dell'intero corpo militare, anche se la sua tutela era assegnata al centurione. Qui nel comitatus, costituito da due vexillationes di cavalleria (tra Promoti e Comites), e tre legiones (Herculiani, Ioviani e Lanciarii), ebbero ancora grande importanza le forze di cavalleria (vexillationes), che, ricordiamo, al tempo di Gallieno ne costituirono l'intera "riserva strategica mobile"[140]. Una volta divenuto unico augusto, subito dopo la sconfitta definitiva di Licinio nel 324,[149] Costantino I avviò una nuova riforma dell'esercito romano. La prima consisteva nel porre il blocco all'ingresso di merci e persone nella città e nell'isolamento del nucleo cittadino. A differenza delle successive formazioni legionarie, composte esclusivamente di fanteria pesante, le legioni della prima e media età repubblicana consistevano di fanteria sia leggera che pesante. In virtù dell'ereditarietà dei mestieri decisa da Diocleziano, si impose ai figli di ex militari la ferma obbligatoria, anche se però questi godevano di privilegi dovuti alla carriera dei propri padri. I primi erano costruiti in via temporanea per garantire la sicurezza della legione durante la sosta notturna in territorio nemico, i secondi erano relativamente stabili e potevano essere di due tipi: castra hibernia, in cui svernare, e castra aestiva, in cui alloggiare le truppe nei mesi estivi o in prossimità delle campagne militari. Prima adottato dalle coorti e dalle ali di cavalleria, passò successivamente a identificare l'intera legione. [13][14], Effettuavano il combattimento in modo estremamente compatto, armati di lancia e spada, difesi da scudo, elmo e corazza o da altre protezione pettorali. Jean-Michel Carrié. [109] Sebbene la struttura base della legione continuò ad essere quella della riforma augustea, il numero delle legioni venne aumentato di un 10% e portato a 33 (con la creazione delle legioni I, II e III Parthica). L'organizzazione interna subiva inoltre un cambiamento fondamentale: il manipolo perse ogni funzione tattica in battaglia e fu sostituito in modo permanente dalle coorti, sull'esempio di ciò che era già stato anticipato da Scipione l'Africano un secolo prima. Si conoscono addetti e veterani delle legioni che erano richiamati anche per incarichi civili nelle città e servivano da collaboratori delle autorità provinciali. I contingenti con cui si formava la legione erano basati sulle tribù (tre nel periodo reggio: Ramnes, Tities, Luceres), ognuna delle quali forniva, 1000 fanti e 100 cavalieri, così che la legione era composta da 300 cavalieri e 3000 fanti. Caro dottor Messina, spero non si arrabbi troppo, ma – dopo aver parlato delle virtù militari risorgimentali nel post precedente –, l’accenno alle legioni romane mi ha fatto venire in mente una frase di Gotthold Lessing: «Gli Italiani si immaginano di essere i discendenti dei Romani solo perché sono nati sulle loro tombe» e di mio aggiungo che oggi «ci dormono» sopra beatamente. [198][199] Racconta Plinio che prima della decisione di Mario la legione possedeva altri quattro simboli: il lupo, il cavallo, il minotauro e il cinghiale, recati davanti a ciascun rango dell'esercito. [190] Solo con l'uccisione di Maggioriano cominciò il definitivo declino, a causa della rivolta dell'esercito delle Gallie che portò alla formazione di uno stato secessionista in Gallia settentrionale, il Dominio di Soissons. [141] Arriano riferisce invece la disposizione in otto ordini: i primi quattro composti da uomini armati di hasta; tra questi gli uomini assegnati al primo rango protendevano in avanti le aste, alla maniera della falange, mentre nel secondo, terzo e quarto rango i compagni nelle retrovie si apprestavano a mettere mano alle armi da lancio (dardi e giavellotti), e una volta scagliate, riprendevano in mano le lunghe lance e le spade per farsi sotto il nemico. [30] e fu creata quella che, nell'immaginario popolare, è la fanteria legionaria: un'unità omogenea di fanteria pesante. Le notizie sulla struttura originale della legione non sono provate. L'ufficiale è equipaggiato di una lorica hamata, indossata su un linothorax alla greca, un elmo Coolus, gladius hispaniensis, schinieri e scarponi adatti alle regioni fredde. [161], Con la riforma costantiniana post 324, sembra che i reparti di cavalleria legionaria siano stati pressoché aboliti a vantaggio di nuove unità di cavalleria specializzata, denominate vexillationes. Il castrum romano poteva estendersi anche su 20-30 ettari e ospitò fino all'89 d.C. 2 legioni, dopodiché ne poté ospitare solo una. II d. C. Ogni legione era indicata con un numero e aveva un titolo onorifico con significato divino o diretto all’imperatore, talvolta alla regione di appartenenza. Nacque dalla trasformazione dell'esercito alto-repubblicano dal modello falangitico a quello manipolare nel IV secolo a.C. L'esercito romano passò così dall'impiego del clipeus e dell'hasta all'utilizzo dello scutum, del pilum e del gladius, che divennero le armi fondamentali dei legionari romani, conformi del tutto al tipo di utilizzo imposto dalla tattica bellica romana.

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